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Venuto a conoscenza di questa storia, ho esitato a lungo per decidere se fosse il caso di renderla nota. E dove poi!? Alla fine ho deciso di andare in Chiacchiere, perché probabilmente il documento risulterà totalmente falso...

Dr. Watson ha scritto:
Il mio buon amico si era mostrato assolutamente insensibile ai grandi festeggiamenti dell'anno 1900. Egli andava infatti affermando che il secolo sarebbe iniziato solo nel 1901, per cui tutte quelle manifestazioni non avevano alcun senso. Di converso si era egli chiuso in un silenzio e un malumore che non era esattamente incosueto per lui, anche se tale disposizione del suo animo non mancava mai di rendermi alquanto nervoso. Erano così diversi giorni che non ci parlavamo affatto. Inoltre Sherlock Holmes aveva deciso di lasciare definitivamente il 221B di Baker Street e per quanto io potessi capire stava informandosi circa la nuova sistemazione leggendo volumi su volumi, con un'indagine a mio parere certo degna di causa migliore.
Potete quindi immaginare con quanta soddisfazione, andando ad aprire la porta e trovandomi di fronte l'Ispettore Richard Lestrade di Scotland Yard, cominciassi a salutarlo come una specie di salvatore. Il mio amico Holmes, viceversa, emise un chiaro grugnito piccato.
«Holmes», disse Lestrade venendo subito al punto, «Abbiamo un caso che non dovrebbe mancare di destare il vostro interesse. Non che io abbia delle difficoltà a trattarlo, tuttavia appare così peculiare che ho sentito l'impulso di parlarvene».
«Vedete bene che sono molto occupato, amico mio» disse alquanto sgarbatamente Holmes, tuttavia l'Ispettore non parve farci alcun caso e proseguì.
«E' successo questa notte ai Docks. Abbiamo anche un paio di testimoni, pure se sono in tale stato di prostrazione psichica da riuscire appena a balbettare. Il fatto è che un marinaio di colore, se sono giuste le nostre informazioni di orgine aborigena e di nome Wand, è stato ucciso all'interno di una cabina dello sloop che lo ha portato qui a Londra».

«Mmm! Non mi pare molto speciale questo fatto», disse Holmes evidentemente nervoso e infastidito.
«Il problema, caro Holmes, è che la cabina fosse accuratamente chiusa dall'interno e con un tipo di chiave affatto nuovo, per cui l'unico sistema alternativo per penetrarvi consisteva nel fare a pezzi la pesante porta con un'ascia da carpentiere. Come di fatto dovette fare la persona che vi penetrò in seguito al delitto. Inoltre i testimoni riferiscono di due diversi momenti. Il primo è un testimone Venezuelano che dice di avere veduto una specie di mostro meccanico rotolare (così egli afferma) sulla tolda della nave, circa dieci minuti prima di quando riteniamo debba essere successo il fatto. Abbiamo una descrizione...» Holmes parve più interessato mentre Lestrade estraeva un taccuino da cui leggeva la testimonianza: «La forma era quasi perfettamente sferica e molto luccicante, tranne per una serie di zampe meccaniche che tuttavia erano poste nella parte alta, di modo che la macchina era costretta a rotolare avanti e indietro sulla tolda. Poi è scomparsa dietro alla chiesuola e io sono decisamente fuggito!»
«Siete sicuro che non fosse ubriaco?»
Lestrade non diede a vedere di averlo sentito e proseguì: «La seconda testimonianza è più sicura. Un altro marinaio, egli pure aborigeno, era presente nel momento in cui Wand si chiuse all'interno di quell'apparentemente impenetrabile rifugio. Dice egli dunque: "Saranno trascorsi non più di pochi secondi, quando mi giunsero le urla del povero Wand. Un terrore assoluto e alquanto inspiegabile, poiché Wand era uomo di grandissimo coraggio ed enorme forza fisica. Quando non ho più udito alcun rumore dall'interno (sarà passato un minuto), ho preso un'ascia che era nei pressi e ho abbattuto la porta. Il povero Wand era stato brutalmente sgozzato, ma l'interno della cabina appariva, tranne che per il cadavere, completamente deserto"»
«Voi siete ben certo dei tempi?» domandò Holmes, appena un poco più interessato.
«Non so niente dei tempi per il momento. Quello che è certo è che all'interno della cabina abbiamo trovato anche questo!» così dicendo estrasse da una tasca capiente del suo cappotto un foglio di carta accuratamente ripiegato, che una volta completamente aperto si rivelò di dimensioni abbastanza cospicue: per lo meno 25 pollici per 16. Sul foglio era riportato un disegno accurato, tracciato in inchiostro di china e con il tipico tratto dei Rebus che appaiono su Enigma Weekly Magazine. L'Ispettore Lestrade consegnò senza dire altro il foglio a Sherlock Holmes e io mi sistemai dietro alla sua poltrona per vedere meglio.
Il disegno rappresentava una scena che subito mi fece venire in mente Parigi, anche se non vi era ragione per quella sensazione. Forse solo per via del bar all'aperto, che è infatti comune in quella città. Si discernevano dunque due o tre tavolini. A ben pensarci poteva anche essere un bar in un parco di Londra. Un uomo giovane era seduto e aveva di fronte una chicchera e una tazza (credo di té), mentre una giovane donna lo abbracciava da dietro e sorrideva. Anche lui sorrideva... Poco oltre un postino (capii che la mia sensazione di Parigi era sbagliata riconoscendo la tipica divisa del postino londinese), a cui cadevano in terra delle lettere, senza che egli se ne avvedesse. Il gesto era così trascurato che mi sentii prendere da una rabbia sorda: come era possibile essere talmente sbadati? Accanto a lui c'era una donna in ceppi. Anche ella aveva tra le mani delle lettere, che però stringeva ben salde.
«E' un Rebus», disse Holmes. «Tuttavia mancano parecchie cose per ottenere una soluzione: per esempio non ci sono né lettere, né soggetti particolarmente in evidenza. E' pur vero che l'evidenza forse non serve. Appaiono tre tavolini, ma uno solo di essi è occupato. Poi il postino e la donna in ceppi. Mancano le lettere. E manca anche la conoscenza della lunghezza delle parole che compongono la soluzione...»
Disse Lestrade: «Esatto Holmes. Tuttavia è l'unica traccia che l'assassino abbia lasciato. Non credo che egli voglia essere risolto, come dite voi! Probabilmente è proprio per questo che non ha lasciato né le lettere, né la frase risolutiva. Sono convinto che se risolvessimo questo enigma potremmo avere parecchie informazioni per la nostra indagine».
«Ne sono convinto anch'io», disse Holmes. «Forse riusciremmo a capire come è avvenuto il delitto..»

 
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