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Holmes disse soddisfatto: "Ah! Ecco come possiamo
essere sicuri delle lettere da inserire nel Rebus!"
"Davvero?" gli feci eco, senza per altro comprendere molto.
L'Ispettore Lestrade aveva l'aria di essere perfettamente a suo agio, ma
era proprio l'atteggiamento che egli usa quando non sa da che parte voltarsi.
Sherlock Holmes prese una lente dal tavolino e dopo un momento si sedette.
Cominciò a imbrattare diversi fogli di carta. Finalmente gli domandai: "Potreste
chiarire in quale direzione vi state orientando? Ammesso che tutto questo
possa davvero essere spiegato!"
"Non è difficile, mio caro Watson. Vedete come sono scritti questi gruppi di
lettere? Sono quattro per volta e in una forma molto ben delineata. Si tratta
di una sistema di crittatura abbastanza conosciuto. La divisione a quattro non
ha nessuna funzionalità pratica oserei dire, se non fare comprendere che si tratta
di un codice a chiave. Per qualche motivo
fin dalla sua invenzione, queste crittature sono state proposte a gruppi di quattro
o più lettere. L'idea è di non rendere palese la divisione delle parole. Inoltre
potrebbero essere inserite delle lettere non significative al solo scopo di rendere
lo schema simmetrico. E' tuttavia evidente che se fossimo in possesso della chiave,
ben difficilmente ci sfuggerebbe il significato finale del messaggio."
"Ovviamente, non sarà una chiave
non riutilizzabile" disse sorprendentemente l'Ispettore Lastrade. "Al
massimo potrà trattarsi di un verme derivato
da chissà cosa! Nei miei trascorsi presso il Servizio Segreto ho ricavato
alcune esperienze a proposito..."
"Voreste spiegarmi?" mi lamentai senza molta speranza.
Invece il mio amico Holmes, dopo avere osservato con nuovo rispetto Lestrade,
spiegò: "Dice l'Ispettore che potrebbe trattarsi di una sequenza di lettere
più o meno casuali, o quantomeno non facilmente rapportabili tra di loro,
da scrivere al di sotto del testo crittato.
Questa sequenza si chiama appunto verme.
Facendo la somma della posizione alfabetica della lettera crittata, più la
posizione alfabetica della lettera del verme si
ottiene una nuova posizione alfabetica. La lettera corrispondente viene
scritta nel messaggio in codice. Per esempio, se la mia lettera in chiaro
fosse "C" e la lettera del verme fosse "N",
cominciando a contare da zero,
avremmo un valore 2 e un valore 13, secondo l'alfabeto internazionale Britannico!
Due più tredici fa quindici, che rappresenta quindi la lettera "P", cioè quella
che scriverei per codificare. L'operazione inversa, possedendo è chiaro
il verme originale, si ottiene
semplicemente eseguendo quindici, meno tredici, il che dà 2,
corrispondente appunto alla "C".
Holmes proseguì per un po' a scarabocchiare fogli
di carta. Per fortuna il mio amico ama pensare a voce alta, altrimenti
molte delle sue straordinarie scoperte risulterebbero molto spesso del
tutto incomprensibili. Lo stesso successe anche questa volta:
"Vediamo! Secondo me questa crittografia utilizza un verme di poca qualità. Ho
l'impressione che chi abbia scritto Rebus e messaggio volesse in qualche modo
comunicare informazioni. Forse non a tutti, ma solo a chi possedesse un certo
modo di pensare..."
Non doveva tuttavia essere impresa facilissima, visto l'accanimento con
cui il mio geniale amico vi si dedicava.
"Ma voi avete idea di cosa usare come verme?" Domandò Lestrade.
Questa volta non vi fu alcuna risposta per un bel pezzo e quando ve ne
fu una, lo stesso Lestrade aveva probabilmente dimenticato del tutto la
domanda. Avvenne parecchi minuti dopo, quando Mrs. Hudson ebbe portato
una chicchera di té fumante: "Ecco, questo mi ricorda che abbiamo da capire
per bene il Rebus!" disse il granduomo. "Secondo
me, il verme è formato dalle lettere
che si debbono aggiungere per risolvere il Rebus. Però anche questo non è così scontato.
Si tratta di un Rebus abbastanza complesso da risolversi senza le solite
indicazioni. Ci sono preposizioni, articoli, pronomi. O forse non v'è nulla
di tutto questo ma solo una certa quantità di lettere da tenere in conto
per comporre il nostro verme!
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Non ho sbagliato. Ho solo trovato molte risposte che non funzionano...
(Thomas Alva Edison)
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