Giunto dunque nella città con torri di pietra e campanili di mattoni colorati, Saturnino Scavapoco si sentì improvvisamente stanco, enormemente stanco. Al punto da chiedere a un cittadino che da lì passava, dove potesse riposare.

Gli fu indicata una taverna appena fuori dalla piazza principale e lì il nostro eroe si diresse, senza voltarsi indietro.

Male per lui: poiché il maniscalco Perlmutter, non aspettava altra occasione per porre in opera una sua idea maligna:

«Ho visto come funziona questa Macchina Meravigliosa» si disse. «Non è certo più complicata della ferratura di un cavallo!

«Se aggiungo un pizzico di salcerebro in questa fessura e penso intensamente a una località, scommetto che questa macchina mi ci trasporta in un baleno.»

Ciò detto, il maniscalco Perlmutter pensò a una località e in men che non si dica la macchina cominciò ad emettere lettere alfabetiche, come se fossero fumo e, alla fine, dopo aver depositato il foglio con l'enigma, il Portale si aprì di botto, poiché il luogo era stato così intensamente pensato dal maniscalco da non richiedere nemmeno che L'Enigma venisse risolto!

Sicché, mentre lo sfortunato Saturnino dormiva della grossa, la macchina con il maniscalco e tutti gli altri cittadini che loro malgrado erano rimasti nelle vicinanze, scomparve verso la sua ignota destinazione.

Restò solo il foglio con l'enigma. E qui lo trovò, alcune ore dopo, il povero Saturnino Scavapoco che pianse amaramente...