Anch'esso
però, pur offrendo per la sua stessa natura occasioni di sfruttamento
quasi infinite, ha sentito la necessità di un rinnovamento,
e quindi di un suo sempre più accentuato sperimentalismo (nel
senso positivo e stimolante del termine). Infatti, mentre nel rebus
statico una mela sarà sempre una mela, nel rebus dinamico una stessa azione può dar luogo a molteplici chiavi, facendo
ricorso a bisensi, a trasposizioni grammaticali e sintattiche e a
mille altri artifici; ad esempio una medesima scena può essere
interpretata con: esce, se ne va, va, va
via, parte, lascia la sua
dimora, lascia la casa, varca la soglia, ecc., tanto per fermarci
ad un'azione banale. È chiaro che lo sperimentalismo può riguardare
solamente la chiave, in quanto gli spazi di manovra entro i quali
ci si può muovere in tema di frase risolutiva si pensano da
tempo acquisiti dalia maggioranza degli autori (o perlomeno dai più attenti
e autocritici di essi) e che rimangano un punto fermo ed indiscutibile.
Uno dei problemi più stimolanti (ed insoluti) degli ultimi
anni riguarda proprio il limite di guardia oltre il quale la fantasia
creativa dell'autore non può spingersi. Questo limite, come
pare inevitabile, diventa sempre più sfuggente, affiancandosi,
per fare un ovvio esempio, alla censura cinematografica o al comune
senso del pudore dalla permissività sempre più ampia
ma non necessariamente in senso deleterio, in quanto i tempi cambiano
e si evolvono, e ciò che ieri era proibito oggi non lo è più.
Certe idee avanguardistiche coi tempo non suscitano più stupore
o scalpore e vengono assimilate dalla routine. Si pensi ad esempio
all'introduzione dei due punti nel ragionamento, ormai diventata
normalità, senza che però ne venga sminuita la sua
perdurante importanza e bellezza.
Così certi suggerimenti moraleggianti (gnome
in chiave anziché in frase, come nel classico "Bagarre
tra vari spettatori" o in "Chef affaccendato") hanno
aperto nuove strade decisamente valide ed affascinanti seppur difficoltose.
È naturale che non ci si potesse fermare
a questo solo tipo di innovazioni per cui si sono introdotte nel
ragionamento delle arditezze (incisi, chiavi ottative, domande più o
meno pleonastiche, inviti, suggerimenti vari, ecc.) che se da una
parte esaltano |
il
gioco per la loro inventiva, dall'altra trovano un limite nella loro
supposta arbitrarietà. Il punto chiave di questo intervento è proprio
questo: non sarebbe opportuno
stabilire una netta linea di demarcazione tra il lecito e l'illecito
con possibilità di riesame periodico delle varie
limitazioni? E non potrebbe l'A.R.I. coordinare tale operazione?
È certo che nessuno ha dimenticato la genialità creativa
di un gioco come "Chiare mete salariali" (col solo limite
di una frase lievemente opinabile, ma qui stiamo parlando di chiavi
innovative),
punto fermo della nuova frontiera. Ebbene, chi può dire
che tale gioco (preso ad esempio in quanto universalmente conosciuto)
sia
meno o più ardito di altri, come "Sodoma e Gomorra", "Gabbiano
ferito", "Metastasi glandolare", "Alfiere
nonnetta"?
E che dire delle perplessità suscitate leggendo certe classifiche
dove giochi di tale caratura possono indistintamente trovarsi al
primo o all'ultimo posto? Cosa, e quali particolari fattori contingenti,
privilegiano l'uno o l'altro? È indubbio che la soggettività dei
giudizi è un elemento fisiologico del giudizio stesso, in
quanto legato a uomini e non a computers, ma certi canoni interpretativi
dovrebbero
essere sempre e da tutti rispettati.
Pertanto auspicherei a breve
termine la redazione di un protocollo d'intesa con regole di
giudizio basilari uguali per tutti, lasciando
ovviamente un certo, ma non troppo ampio, spazio al gusto personale.
In conclusione, questo scritto vuole stimolare !a discussione tra
gli
appassionati circa due argomenti:
Fino a che punto può giungere
l'arditezza degli autori nella ricerca di chiavi e di idee nuove?
(È gradito che le varie tesi
vengano suffragate con esempi).
È pura utopia pensare ad un criterio di giudizio
univoco, stilato con i suggerimenti di quanti più possibile
addetti ai lavori, tale da essere utilizzato non solo in sede di
classifica dei concorsi, ma anche per stabilire, una volta
per tutte, un metro di giudizio per la semplice pubblicazione
in classifica,
eliminando
la mai sufficientemente condonata permissività?
Sarò grato a quanti vorranno intervenire, inviandomi i loro pareri che
diverranno al più presto oggetto di un'accurata disamina.
Enrico Parodi (Snoopy) (da: "La voce dell'A.R.I." -
Aprile 1986) |