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Opera
Postuma
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Me Lo trovo di fronte come in un sogno.
Un attimo di smarrimento e poi tutto sembra così naturale. Certo,
non me l’aspettavo che sarebbe accaduto così presto. Ieri
sera, è vero, non mi sentivo tanto bene, ma davo la colpa a certe
melanzane ai ferri con troppo aglio, che avevo divorato a cena. Mi spiace
di aver lasciato giù un sacco di cose in sospeso: un paio di amorazzi
ancora caldi, un libro sui giochi tradizionali veneziani, tre o quattro
tormentati indovinelli che mi ripromettevo di completare durante le vacanze,
un concerto di Youssou N’Dour al Marghera Estate Village,
un Redentore in barca con amici simpatici, e altre faccenduole
meno importanti, ma tant’è: qui non ti lasciano certo tornare
indietro a saldare i sospesi.
Lui ha un’espressione bonaria (Ma
si può definire espressione?), non mi guarda negli occhi ma sento
che mi scruta dentro. Sa già tutto, è logico, ma la prassi
prevede che mi faccia delle domande.
La voce è calda, profonda e sembra
provenire da lontano: «Come stiamo a Comandamenti?» Guardo
a terra (in realtà non c’è terra, anzi non c’è nulla)
un po’ vergognoso: messa alla domenica neanche parlarne, ho onorato
il padre e la madre, questo sì; non ho rubato, ma le bugie sono
state il filo conduttore della mia vita. Desiderato la donna d’altri?
Occasionalmente, magari senza saperlo. Sento tensione tra me e Lui.
Mi sembra di percepire un sospiro, ma forse no: lo umanizzo troppo.
«Peccati capitali?» |
Mi
sforzo di ricordare quali sono e se li ho commessi. Lui capisce il mio
imbarazzo e mi dà l’imbeccata: «Ira?»
I versi mi vengono spontanei alle labbra
e rispondo con un CAMBIO DI INIZIALE: |
Scoppia
quando mi gira
ma poi, xxxxxx spira.
Son buono! E chi s’adira?
Yxxxxx che una lira
valga la stizza. Ispira
comicità la pira
ch’arde con la mia ira!
|
È troppo stupido
dire cha ha sorriso. Lui non ha una faccia come le nostre, come potrebbe
farlo? Eppure….
«Sei superbo?»
Medito
qualche istante, prima di sfornare un altro CAMBIO
D’INIZIALE |
Insomma, non sono mica tanto
male!
Mi butto giù, se vedo gli altri, è vero,
ma solo con lo specchio (che sleale!)
apprezzo questo mio xxxxxxxx fiero!:
« Se ho questo nasone non è invano!»
Poi yxxxxxxx coraggio e fo…Cyrano! |
Ho l’impressione che attorno a noi
non ci siano più soltanto nubi bianche, mi sembra di intravedere
lievi figure azzurrine, quasi trasparenti. Che stiano ascoltando?
Lui continua: «E l’invidia, come va?»
Stavolta non devo neppure pensare, l’ANAGRAMMA scivola
via in un attimo: |
Sono invidioso! Come fanno tanti
ad esser xxxxxxxxx e interessanti?
Loro sono maestri d’ironia,
e fan versi salaci. Io, la poesia
la soffro: se la rima è assai cercata
la strofa, poi, è spesso yyyyyyyyy
e non scritta di getto come pare.
Quei poeti veloci so invidiare! |
Il luogo si sta decisamente popolando: adesso
percepisco persino silenziose risate e mi sento immerso in un’atmosfera
di solidale simpatia.
Anche Lui sente le presenze e mi pare un po’ contrariato.
Ma chi può dirlo?
La sua voce non rivela nient’altro che una infinita tranquillità: «Sei
avaro?»
Mi sento tranquillo. Non sono mai stato vittima di questo
disgustoso peccato, anche se talvolta mi sono pentito della mia prodigalità:
glielo spiego con un veloce CAMBIO DI CONSONANTE: |
Do xxxxxxx agli
avari: fan musina
D’ogni soldino, d’ogni monetina,
ed hanno in poco tempo un capitale
da investire in modo materiale.
Io, invece, fo arricchir l’edicolante
che mi procura (furbo!) un’abbondante
quotidiana xxyxxxx di fumetti:
Asterix, Paperino, maledetti!!! |
Mormorii
tra le nuvole: stavolta li ho sentiti chiaramente. Lui si distrae un
attimo, come per
riportare ordine nelle file. Un veloce bagliore, e il silenzio torna
sovrano. Mi sento piccolo piccolo, quando si concentra ancora su di me: «Che
mi dici sulla gola?»
Con un po’ di vergogna, cerco di giustificarmi
citando il Poeta, con gli endecasillabi di un ANAGRAMMA: |
Non sopporto la carne!
E tantomeno
di spolpare le ossa! Tengo a freno
però, con gran fatica, la mia voglia
di bignè, xxxxxxxxx e pastasfoglia.
Per questo
l’infernale yyyyyyyyy
(Caronte voglio dir) quaggiù, fra tante
anime mi ha condotto. E mi affatico
a rosicchiare il cranio di un nemico! |
Pochi istanti di luce calda, un balenar
d’arcobaleno tra due nubi color pesca. Adesso sono sicuro: Lui
sorride così. Sento che le cose vanno bene, ormai, e mi butto: «Per
la lussuria avrei già pronta un’AGGIUNTA DI CONSONANTE
INIZIALE»: |
Giovane,di robusto xxxxxxxx,
avevo
Tutti gli arti flessibili (un sollievo!)
Ed una certa durezza che serviva
A compiere l’azion copulativa.
Passati gli anni, nell’amor maturo,
v’è ancora rigidezza, vi assicuro,
peccato che sian rigidi soltanto
i quattro arti. Il resto ormai è yxxxxxxxx! |
Ormai sono lanciato. Non tento neppure di
analizzare le sue reazioni e riprendo a spron battuto: «Ne ho una
di carina sull’accidia… Sa, quel peccato scemo…» E
via, con l’ennesimo ANAGRAMMA: |
Quand'ero chierichetto
al xxxxxxxxxx,
mi dicevano:"Non essere accidioso...";
ma che volesse dir quel… neologismo
mistero era per me, bimbo curioso.
Mi pareva una cupa perversione,
misto d'invidia con aceto a stille,
guarnita d'accidenti a profusione,
qualcosa che bruciar fa le tonsille.
Ma in modo un po’ yyyyyyyyyy spiegato,
vorrebbe dir «non prender posizione».
Tutto l’arcano, ormai, di quel peccato
Sfuma così: che grande delusione! |
Dove sono finiti
i colori dell’arcobaleno? Le aeree, trasparenti figure sono scomparse
e hanno lasciato il posto a brontolanti nembi. Il cielo può tremare?
Ne dubito, eppure in questo momento lo sta proprio facendo. Lui è di
fronte a me, più percettibile di prima, vibrante, offeso. Vorrei
tornare indietro, rimangiarmi lo stupido giudizio su un peccato creato
da Lui….Mi sento prendere per mano e condurre con
decisione attraverso viali invisibili. Giungiamo ad una casetta dall’aria
vetusta, con la porta sprangata e le finestre chiuse da pesanti imposte.
La Sua voce è minacciosa: «Quando giunge qui l’anima
di un dissoluto, di un licenzioso, lo puniamo chiudendolo per l’eternità in
questa casetta, assieme ad una creatura laida e repellente…»
Respiro:
non dovrebbe essere la mia pena. Lui apre la porta. Dapprima non distinguo
nulla, nel buio profondo; poi, a poco a poco emerge l’immagine
di una figura stesa su un pagliericcio. Socchiudo gli occhi per distinguere
meglio. Trasalisco: lei, la celebre attrice *@#§?=**,
giace nuda, come in attesa, l’espressione infelice.
«Non sapevo che fosse morta…» balbetto.
«Ieri – fa Lui – quasi alla tua stessa ora. E adesso
entra…»
Una speranza mi pervade: un sogno irrealizzato forse
si sta avverando…
«Ma lei…è il mio premio?»
Nel silenzio le parole tuonano
e sembrano provenire da ogni angolo del Cielo: «No!
Sei tu il suo castigo!» |
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