2. LETTERE
ESPOSTE.
A differenza di quanto avviene per altre componenti del rebus, una
certa elasticità può essere consentita per il numero
delle lettere esposte, fermo restando che esso non deve mai essere
superiore a tre lettere per ogni elemento della chiave.
Ma il problema non è questo. Purtroppo,
si deve rilevare che,spesso, le lettere sono di dimensioni talmente
ridotte, da risultare pressoché illeggibili: questo è assolutamente
da evitare. Così come deve essere scrupolosamente esatta e
chiara la collocazione dei grafemi al punto giusto, in modo da non
ingenerare equivochi o dubbi di sorta. Regola, questa, che non sempre
viene rispettata. Più di una volta ci è capitato di
constatare che una lettera esposta "sembrava" indicare
un particolare della figura anziché un altro! Il che, in un
rebus, è inammissibile. Chi è preposto alla selezione
dei vari lavori, farà bene ad essere rigoroso sotto questo
punto di vista.
Inoltre, si rammenti che non è concessa deroga alla norma
della "uniformità" degli stessi grafemi: questi
devono essere tutti o grafici o fonetici, sì da non indurre
in errore il solutore
3. CESURA. Nel rebus, la cesura non deve essere
intesa come condizione imprescindibile, ma unicamente come pregio
in più che rende il gioco maggiormente apprezzabile dal punto
di vista tecnico, specie quando la spezzettatura comporta la divisione
di un vocabolo in più parti (cfr. il termine scoperchiata
nel rebus Lauto desco per chi a tavola se ne intende). Naturalmente
la cesura di cui parliamo si riferisce alle parole della chiave,
e non alle lettere esposte.
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