Il rebus descritto non
può considerarsi una novità in quanto – vedasi
l’articolo di
Tiberino – è presente da decenni in classica dove
talora ha presentato qualche velleità poetica.
A parte l’incongruenza nomenclaturale
(il rebus per sua natura deve essere illustrato) facilmente ovviabile
cambiandogli nome, ci si è serviti di tale formula in questi
casi:
- comodità dell’autore per l’immediata divulgazione
del gioco,
- difficoltà di reperire un disegnatore,
- possibilità che il disegnatore non esprima appieno il
senso del gioco rendendolo comprensibile,
- facilità di pubblicazione su Internet,
- supposta impossibilità di illustrazione.
Tutti questi elementi (e altri ce
ne saranno) non sono sufficienti a differenziare – nella sua
essenza – il rebus descritto da quello tradizionale. L’innovazione
potrebbe venire invece dal verbis, per la capacità di tale
gioco ad aprirsi a trovate inusuali come l’uso di tutte le
persone verbali, all’intervento dei protagonisti delle scene
in forma attiva, alla descrizione e all’interpretazione di
particolari situazioni o stati d’animo o altro.
Tali strade sono già state
percorse in parte dal rebus classico, con la sola eccezione dell’uso
della prima o seconda persona singolare (anche se qualche strappo
alla regola si è visto) che viene per consuetudine e regola
vietato. Un bravo disegnatore difficilmente si arrende di fronte
a un gioco da illustrare, quindi anche in questo caso entriamo nel
campo della praticità. Un passo avanti è stato fatto
dal rebus classico con l’introduzione del fumetto (personaggi
che parlano), metodo peraltro poco sfruttato e di cui sono da tempo
propugnatore: tale escamotage può realizzare graficamente
grandissima parte di ciò che al momento si intende per verbis.
Quest’ultimo tipo di gioco,
quindi, dovrebbe avere delle prerogative assolutamente specifiche
e uniche: non dovrebbe cioè potersi realizzare in alcun modo
in forma grafica. Dovrebbe cioè funzionare come un rebus cinematografico
la cui descrizione dettagliata sarebbe assimilabile al copione.
In definitiva sia aperta la strada
al verbis ma non mi pare accettabile includere sotto tale denominazione
giochi che per comodità o praticità non si vuole far
illustrare o che si presume non possano essere illustrati. L’argomento
peraltro è molto stimolante e potrebbe anche diventare tema
di discussione al prossimo Convegno ARI di Firenze.
Snoopy
© 2004, Snoopy
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