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Nel giorno dell'addio,
ancora una volta calpesti
quel prato verde che sembra vuoto,
senza di te...
Dai monti del Veneto alla Fiorentina,
nel massimo fulgore della piena maturità.
Con quel codino agitato al vento,
rispondesti al richiamo
di Torino, ammantandoti di bianco-nero.
Il mondo intero ti ammira,
e c'è chi ti venera,
ma c'è anche chi ti disprezza,
chi vede in te il seme della follia.
Ma tu,
con quella tua aria placida,
con quelle gambette che ti reggono appena,
sei più forte di tutti.
Quante volte hai dovuto tirare la carretta?
Non ti curar di lor, ma guarda e passa....
E regalaci ancora le tue magie,
facci godere della nostra dose di calcio,
anche se qualcuno ti fischia,
anche se t'inseguono ringhiando,
ti spingono, ti tirano...
Han parlato di vaccini,
di sostanze proibite.
Ma li hai messi tutti a tacere,
con un saggio della tua qualità.
Ora la fine è giunta.
Come tutti i sogni, anche il tuo
svanisce alle prime luci dell'alba.
La tua campana ha suonato,
per l'ultima volta.
Con mestizia ti vedo varcare il cancello,
sapendo che non ne uscirai più.
Ma tu resterai sempre nella memoria,
nelle poesie, nelle canzoni,
come si addice ai Grandi.
Le tue gesta son nutrimento per gli sportivi,
e di te si parlerà a lungo.
Qualcosa di tuo, di ciò che lasci,
ci sarà sempre
ai tavoli delle osterie,
nei caffè e nei salotti,
alla radio e in televisione...
Tu, mortale che hai visto da vicino l'essere divino.
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