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dalle Memorie di Long Reb

a la tempesta era in agguato. Una maledetta tempesta come non se ne vedevano da anni, con cavalloni alti fino alla coffa di Faber Allex, il mezzo-mozzo raccolto naufrago un mese prima su una perduta isola del Mediterraneo (Sardonia, Ardegna, chi si ricorda più?).

“Ce’ ccakkje ste’ a s-ccèd?”, urlò Long Reb, affacciandosi maldestramente dalla cambusa, dalla quale era di colpo scomparsa anche tutta la serie-Matrioska delle confezioni di maionese Calvè. Ma non ebbe il tempo di formulare la domanda successiva (“Ce’ d’è, ‘stu casèin?") che un maroso lo scagliò contro l’albero di trinchetto, abbattendolo di schianto (l’albero).

Il nostromo aveva un bell’urlare “Cazzate! Cazzate!”: l’Enigma si stava pericolosamente inclinando su un lato e non c’era prima lettura che sembrava poterla salvare da sicuro naufragio…

Long Reb

* * *

dal Diario di Bordo dell’Enigma

a eravamo nati sotto una buona stella (lo dissi anche a Long Reb, prima che a Port au Prince lo portassero via). Riparammo fortunosamente nella Baia dei gabbiani e lì il cuoco diede prova di tutta la sua abilità culinaria.

Fu una cena indimenticabile, seguita da un’altrettanto indimenticabile partita a Scarabeus. Gin l’aveva comprato nella vecchia Kapit 6 e da allora tutte le sere la ciurma giocava. Una delle tesserine avrebbe dovuto avere uno scarabeo invece di una lettera, ma io avevo messo uno stercorario vero nel sacchetto per fare inkazzare Mary. Ci fu una lite tremenda: il fatto è che quando l’avevo baciata prima di sedermi a tavola avevo sentito come un forte aroma di meringa esalare dai suoi capelli. “Sai di meringa” le avevo detto, acida. Lei mi aveva guardata con aria innocente, mentre Long Reb si era portato rapidamente fuori tiro. Allora misi sul tavolo Ravi e Thelonius, la mia coppia di Potosie speciosissime 7 domestiche. Mary strattonò il guinzaglietto borchiato e strappò un’elitra a Ravi. Io mi avventai su di lei e le strappai il top di paillettes. La ciurma, avvezza alle nostre risse, non si scompose più di tanto.

Long Reb portò su la bavarese di mango al rhum e questo ci calmò immediatamente. La bavarese era così buona che quando il cuoco cercò di piazzare sul tabellone parole gergali in ruvish non contemplate dal Webster Definitive Hip-Hop Dictionary lo lasciammo perfino fare.
Gin fece un buon punteggio con “cialtrone” e il mozzo se la cavò con “perizoma”. Mary sparò un “Ligabue” ma fu sommersa da una bordata di fischi perché i nomi propri non erano ammessi. Allora propose “olometabolo” ma la annientai con “Zerynthia 8”.

La Croce del Sud splendeva sopra di noi, gli squali ronzavano sotto di noi. L’aria d’agosto era calda, e il canto sommesso di Gollio incatenato all’albero di trinchetto ci avvolgeva come un velaccio di prua.

Navigammo per circa un mese, quando Long Reb, esaurita la scorta di meringa e abbisognando di inamidare lo jabot, chiese ed ottenne che venissero gettate le ancore nel porto di Kota Kinabalu. Mary ed io stavamo pensando di fare un salto da Flori-Satori per un nuovo tattoo (io una dorifora della patata e lei una patata, nel più puro stile Bauhaus), quando, alla locanda dell’Ammiraglio Bear, mentre spalmavamo di marmellata di perle di Labuan le nostre tartine, vedemmo entrare Lord Alois Applet, 9 fedele servitore di Sua Maestà la Regina. Al suo fianco, con una genziana di Koch 10 all’occhiello, c’era l’ex amante di Mary: il Conte Oswald 11 Alpenliebe…

Anne Bonney

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