1. Torino
Ci
sono tante Torino. C’è quella buia e magica che ci riporta
la tradizione e che ci descrive Eco nel “Pendolo di Foucault”.
C’è quella ricca e un pò maligna dei libri di
Fruttero&Lucentini. C’è quella elegante e regale
che si presenta al visitatore che esce da Porta Nuova. Tu quale scegli?
Quella che mi ricordo io, e mai più ritrovata,
vista con gli occhi di una bambina: la mia immagine mentale di Torino
ha i contorni della maestra d'asilo, che si allargano fino a diventare
viali. Com'è adesso non lo so più. E del Pendolo di
Foucault mi ricordo solo i templari. Forse è meglio salire
sul tram. Ci sono ancora i tram? Quella sopraelevata prima non c'era.
Avevo paura di quel buco, sul muro del balcone. Paura di caderci dentro,
come Alice, ma in fondo al tunnel non c'era il paese delle meraviglie,
c'era un bidone della spazzatura. Eravamo noi gli emigranti?
Ma perché nessuno sa dov'è Via Carossio? C'era la
latteria, e il panificio. E la lattaia e la fornaia avevano tutte la
stessa faccia: quella della maestra d'asilo.
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2. Taranto
Una
città storica, un passato lontanissimo, importante bastione
del mondo greco. Eppure oggi è il brutto anatroccolo della
Puglia, lontanissima dai circuiti turistici. Pensi a Taranto e ti
vengono in mente il porto militare e le acciaierie. Tu dove ci porti
per farci cambiare idea?
Ti porto sul lungomare della città vecchia,
quando scaricano i pescherecci e l'odore di salmastro è così forte.
A te dà fastidio? Io apro sempre il finestrino, anche d'inverno:
non me lo voglio perdere quell'odore. E le voci dei pescatori. Come
quelle del mercato. Senti? Sembra una canzone. Ma stasera ti faccio
vedere la cosa più bella: le luci riflesse nel mare, che si
moltiplicano e vestono a festa la città. In questa visione quasi
accetti che l'italsider (no.... ILVA) ne faccia parte. E ti
dimentichi lo squallore, dei vicoli e della noia. Fuori della città,
ci sono quelle case bianche scolpite nella gravina. Ricordano certi
pomeriggi d'estate, caldi e silenziosi.
Ma tutto questo non basta per i turisti. E sai che ti dico? Meglio così:
c'è già abbastanza cemento (abusivo) sulle spiagge per
farci anche dei bagni stile romagnolo.
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3. Genova
Dai
vicoli di Taranto a quelli di Genova, il più grande centro
storico medievale d’Europa. Una città che in questi
anni sta trovando una sua identità e un suo equilibrio tra
una storia di emigrazione e un presente di immigrazione. Recentemente
ci sei stata per visitare il grande Acquario. Cosa ti ha colpito?
Proprio i vicoli. Così simili a quelli di Taranto,
ma così vivi. Dai, ce li giriamo tutti a piedi? Ma guarda i
fiori! Ah, già: siamo in Liguria.
Più sono stretti, i vicoli, e più mi piacciono. Qui non
ho paura. Ma fin dove si arriva? Si torna al mare da qui? Anche l'odore
del mare è lo stesso. Forse qui ci vivrei. C'è tanta gente
che cammina: sembrano tutti indaffarati. I portici però a Taranto
non ci sono.
E le sopraelevate...... stanno diventando un incubo. Devo tornarci, non
ho visto quasi niente. Questa città è tutta da respirare.
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4. Abruzzo
Dopo
tre città ora ci prendiamo una pausa e andiamo a ossigenarci
nelle montagne dell’Abruzzo. Il ricordo va naturalmente agli
antichi pastori transumanti di D’Annunzio e ai moderni Pennosi
transumanti in giro per il mondo. Raccontaci il motivo per cui hai
scelto di ospitarci nei verdi paesini d’Abruzzo.
Qui i paesaggi sembrano tutti dei quadri e i paesini
dei merletti. In uno di questi paesi troverai un po' del mio dolore
(ma questa è un'altra storia).
Il posto più bello è Campotosto, un lago in montagna,
poche case, un albergo (per fortuna). Non ci arrivi per caso, a meno
che non sbagli strada. Guarda, il lago ha dei colori irreali. E di notte,
non lo sai, il cielo è così basso che le stelle sembra
di toccarle. Attento, i cavalli attraversano la strada. Come dei fantasmi.
Loro sono liberi.
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5. Bretagna
E
ora facciamo un bel salto all’estero. Aereo o, se preferisci,
un bel viaggio notturno in treno. E ci svegliamo in Bretagna. Se
ripenso a quando ci sono stato io mi vengono in mente le coste altissime
con il mare laggiù in fondo, la musica delle orchestre di
Quimper, le cittadine sull’acqua, i fari. E a te che cosa viene
in mente?
La mia Bretagna è diversa dalla tua. Non ha
il mare, ma tanti boschi e campi e colline e fiumi. E' fatta di cave
di granito, dove mio nonno ha consumato le sue forze. Di dolmen,
di menhir e villaggi celtici. La musica si, è la stessa.
Ti porto a ballare l'andro: una catena umana che per ore si
snoda battendo a ritmo gli zoccoli sul pavimento, di legno. La danza
ti trascina, non ti fermeresti mai... Se vuoi, al mare ci andiamo.
Chilometri di spiaggia liberata dalla bassa marea, da percorrere, da
correre... ma è troppo lontano, il mare.
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6. Parigi
Se
sei in Bretagna non puoi farti mancare un salto a Parigi, una delle
città più belle del mondo, della quale è stato
detto tutto. Ci porterai come promesso nei cimiteri storici della
capitale francese? E ci farai cominciare con “Le fleurs du
mal” di Baudelaire o con “Light my fire” di Morrison?
"Dolore del mio dolore! La vita se la mangia
il tempo..."
Il cimitero di Montparnasse, dove c'è la tomba di Baudelaire, è un
posto tranquillo, adatto ai pensieri e a far riposare i tormenti. Al Père
Lachaise no: ci si va con le chitarre. Parigi l'ho vista tutta, più volte:
non ti delude mai. Sempre nuova, sempre con qualcosa da raccontare. Sei
stanco? Fermiamoci qui, nella piazza del Beaubourg. Ci sediamo
e guardiamo i giocolieri, i mimi. Guardiamo la gente. Poi col metrò andiamo
alla Défense, ma non ti porto alla Grande Arche:
ci facciamo quattro piani di Auchan.
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7. Berlino
Una
città di confine tra due mondi fino a pochi anni fa, la Samarcanda
del secondo millennio. E oggi una metropoli allegra e caotica, riuscita
nell’impresa apparentemente impossibile di riprendersi la capitale.
Hai scelto come settima tappa Berlino. Compreremo un pezzo di muro?
Niente pezzi di muro. La Berlino che ho in mente io è quella
di Christiane F.: è uno zoo. La maledizione, il degrado, il
tormento. I monumenti sono palazzoni e i ritrovi le stazioni. I sentimenti
ti trascinano verso il fondo, ma non devi aver paura. Siamo solo spettatori.
La mia vita non è quella di Christiane, ma sento le sue emozioni,
i suoi pensieri. Sulle strade che lei ha percorso cerchiamo la sua
negazione della vita.
Alla fine, di nascosto, ti metterò in tasca un pezzetto di muro.
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8. Bologna
Grassa,
dotta, per me provinciale Parigi in minore, come dice Guccini. E
così appare a chi la vede da fuori, bella, elegante, un posto
ideale per viverci. Poi si leggono i giornali e ne emerge il ritratto
di una città un pò soffocata da se stessa. Tu che ci
sei vicina che ci racconti di Bologna?
A Bologna ci ho vissuto due anni, fondamentali: l'avevo
scelta ed era mia. In autobus vai dappertutto, tranne che sulla Torre
degli Asinelli (Vuoi andarci? Dai, ti aspetto qui). E anche qui tante
stradine, tanti angoli di mondo, e occhi sui canali nascosti. Bologna
ride sempre. E canta, con Beppe Maniglia. Se sei qui di passaggio
devi comprare una cassetta di Beppe Maniglia (ti prometto che non lo
dico a nessuno). Invece che ai Giardini Margherita, ti porto al Parco
dei Noci. Sulle rive del Reno, a pochi metri da quella che era
casa mia.
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9. Modena
Siamo
quasi arrivati a casa. Provincia emiliana, buon mangiare, gente tranquilla,
viva la Ferrari. Questi sono i luoghi comuni che tutti si aspettano.
Ma da te che ci vivi vogliamo sapere qualcosa di più di Modena,
quali sono i suoi pregi e i suoi difetti?
A Modena ci sono arrivata per amore, e ho messo radici.
Finalmente. Ma sempre con Bologna nel cuore. Piccola e provinciale
(leggi pettegola), in un quarto d'ora di macchina ci giri intorno.
Vitale quanto basta. Verdissima. Ha un grosso difetto: ha le montagne
e non il mare. La neve non è il mio elemento. Non mi piace sciare
perché ho paura della discesa. Però sei al centro del
mondo: tutti i posti sono vicini. Anche Bologna, quando ho voglia di
respirare.
Sei goloso? Ti faccio assaggiare le fragole con l'aceto balsamico. Ti
stupiranno.
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10. Aenigmatica
Ora
siamo davvero arrivati. Nella nostra città virtuale, fatta
di tanta gente che si incrocia nei threads come nelle strade delle
città, sbracciandosi a salutare quando vedono dall’altra
parte un amico o accennando un educato buongiorno ai semplici conoscenti.
Ma che ha di tanto speciale questa Aenigmatica?
L'approdo. E un nuovo punto di partenza. Di speciale
ci siamo io, te e tutti gli altri. E' come sedersi sul muretto, quando
eravamo ragazzini. Ognuno racconta qualcosa, oppure semplicemente ascolta.
Per qualcuno l'enigmistica è solo una scusa, per me no. E' l'anello
di congiunzione, è la linfa.
Si diffonde nelle stanze come la polvere: difficile da togliere. Chi
non la sopporta, ci convive. Oppure se ne va.
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